La volontà di rinnovare e rinsaldare il legame con la storia, con la memoria e con il tempo è il trait d’union delle opere, rigorosamente site specific, che gli artisti coinvolti nel progetto Antinori Art Project hanno realizzato per la Cantina Antinori a Bargino, nel Chianti Classico. Tale progetto, al quale è stato dedicato un incontro lo scorso aprile nell’ambito di Vinitaly 2016, rappresenta la naturale evoluzione del mecenatismo artistico della famiglia Antinori, iniziato nel XIV secolo e che oggi vuole celebrare gli artisti del nostro tempo, il contemporaneo. Con l’inaugurazione della nuova cantina nel 2012, opera dell’architetto Marco Casamonti e del fiorentino Studio Archea, parte delle opere presenti all’interno di Palazzo Antinori a Firenze, testimonianza di un’attività di collezionismo sviluppatasi nell’arco di oltre seicento anni di storia, sono state infatti trasferite all’interno del nuovo, moderno edificio. L’essenza di tale luogo è rappresentata dall’intima fusione tra attività produttiva e creatività, tra tradizione ed innovazione. All’interno di questo spazio fluido e per sua natura ibrido, diverso da un mero contenitore museale, sono ospitate sculture, installazioni e architetture. A partire dal 2012, numerosi artisti hanno collaborato al progetto: Yona Friedman, Rosa Barba e Jean-Baptiste Decavèle per il biennio 2012-2013, Tomàs Saraceno nel 2014 e, da ultimo, Giorgio Andreotta Calò nel 2015. L’architetto teorico dell’urbanismo Yona Friedman, con l’opera Iconostasi (2012), vera e propria architettura mobile che può essere spostata e riconfigurata a piacimento, vuole mettere in primo piano l’interazione tra opera e spazio e tra opera e spettatore-visitatore: i quasi cinquecento cerchi di ferro organizzati in figure geometriche che attraversano tre cortili divengono così spazio della circolazione e della creazione da parte del pubblico. L’opera di Rosa Barba, Sun Clock (2012), ha un rapporto privilegiato con l’ambiente esterno e, in particolare, con la luce solare, filtrata da una lente collocata in uno dei cortili circolari della struttura. In tal modo, lo scorrere del tempo viene fissato attraverso le scritte che si trovano sul pavimento, un pensiero frammentato sulla memoria che va costruendosi e trovando una propria organicità nell’arco della giornata. La videoinstallazione di Jean-Baptiste Decavèle (Untitled, 2012), si rivolge in modo esplicito al passato, ricostruendo, sulla base dei materiali d’archivio della famiglia Antinori visionati dall’artista, una narrazione pittorica impostata su continui rimandi al passato e al presente. Biosphere 06, Cluster of 3 (2009) di Tomàs Saraceno è un’installazione che, collocata nello spazio verticale delle scale della Cantina Antinori, intende superare le rigide classificazioni di “arte”, “architettura” e “scienza”, spingendole al limite e creando “universi sperimentali” sospesi in cui natura e cultura contemporanea coesistono. L’ultimo artista che è intervenuto all’interno cantina di Bargino è stato Giorgio Andreotta Calò che, con la sua scultura Clessidra AB (2013/2014), vuole far riflettere il visitatore sugli effetti dello scorrere del tempo sulla materia e sui processi di trasformazione da esso determinati. Mediante il gesto di “catturare in bronzo l’ultimo momento del processo di corrosione” di un tronco consumato dalle maree della laguna veneziana, l’artista lo concettualizza e lascia libera l’opera di esprimere la propria forza narrativa.
di Jlenia Nicol Fedrigo
Foto: ARMELLIN F.